SCRIPTUMSLAM

Sullo sfondo accade di tutto di Valentina Gaglione

Archivi per il mese di “Maggio, 2012”

Verità tonanti (a noi che rimaniamo, alle vittime e alla speranza che alberga ancora)

Verità tonanti (a noi che rimaniamo, alle vittime e alla speranza che alberga ancora).

Verità tonanti (a noi che rimaniamo, alle vittime e alla speranza che alberga ancora)

Verità tonanti aprono la terra
svincolano i toni d’appartenenza
L’essere e il non essere si tingono d’altro
tangendo secche rive interiori
con lacrime
abbracci
terrori
__
Mai come ora siamo fratelli (in prognosi riservata)
Figli di una stessa madre (malata)
Figli di una stessa madre (avvelenata)
Figli di una stessa madre (trivellata)
__
Mai come ora siamo fratelli (in prognosi riservata)
con domande a fior di labbro
e un’unica arma disperata
di rabbia e speranza, miscelata

Valentina Gaglione

Tutti i diritti riservati©

 Manipolazione grafica di : Fabio D’Angelo

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foto di: Alessandro Lo Bianco

“Distrattamente penso a me 2”- Spropositi lo(G)ironici

“Distrattamente penso a me 2”- Spropositi lo(G)ironici.

“Distrattamente penso a me 2”- Spropositi lo(G)ironici

-Pronto? Parlo con il signor Qualunquismo?
Siamo della ditta “Tali e quali”.
La contattiamo per dirle che non siamo morti
… l’accontenteremo presto.

Per la serie “Li chiamiamo dall’America…”

Dentro c’è la brutta copia di Joan Baez/Enia.
che prima del live ha ingerito un’ impepata di cozze avariate.
E’ certo! Perchè continua a cantare la stessa canzone,
nella stessa lingua, con lo stesso ignobile giro d’accordi
in un lamento looppato che addolora anche i cani rimasti in casa.
Se desideri un metodo sicuro per frantumarti le palle,
be sei nel posto giusto.
Ti verranno spaccate come due uova al tegamino.
Unica attenuante è che in questo periodo di crisi te le puoi mangiare.

…Però li chiamano dall’America!

Termometro rotto senza emozioni
Frullatore di parole in rotazione
C’è poi chi nel frullatore è caduto
e vivo ne è uscito
Ci pensi quando incontri un ribaltato

-Cerchi Optical?
-No cerco Mario

-Vuoi un bicchiere d’acqua?
-No lo voglio di vetro e dentro ci metto quello che pare a me!

– Ma guarda un pò!
– Verso dove?

Non accetto la tristezza che spesso e senza motivo mi nasce dentro
– Lavoraci su! Potrebbe essere l’unico contratto a tempo indeterminato.
il solo a vincere il precariato.

Di una dimensione d’amore siamo solo tramiti
e tra Miti non si litiga
I trasporti emotivi vanno protetti: sono trasporti eccezionali.

Quanta bella carta attorno alla testa
fossi almeno un’opera di carta pesta!

Cercasi grande fonte per ripulirsi da grande merda

– Mi ritorna la vena malinconica e fanculo quella ironica

 

Valentina Gaglione

Tutti i diritti riservati©

Servirebbe

Forse servirebbe ascoltare

o scegliere d’osservar formiche

nell’ingorgo di buche tra sassi.

Nessuno è innocente

e urge rinascere,

Immobilizzarsi

al racconto di storie rugose.

Servirebbe fermare il piede,

ad orecchio vedere i toni,

ad occhio intendere le movenze.

Spingersi nelle espressioni,

girovagando tra calli di vite altrui.

Fagocitare

il descrivere schietto delle cose,

l’intima voce dei visi.

Forse servirebbe.

Valentina Gaglione

Tutti i diritti riservati©

“Distrattamente penso a me…”- Spropositi log(i)ronici

Perchè si dice “Come passa il tempo…”

e non “Da dove passa il tempo?”

Basta con il pozzo dei desideri!

ne voglio uno dei desiVERI!

A terra riviste.

Un sacchetto di carta

con due fori per gli occhi

e uno per laboccastorta

Bocca storta – Gnè!

– Gnè! Gnè! Gnè!

E non

N’chè, N’chè, N’chè. Capito?

– E io che ne so? Sei te che hai detto n’chè!

– Vabbè sorvoliamo.

Tra un elicottero arancione che va a flautolenze

e un risciò elettronico che va a chewingum,

cosa sceglieresti per raggiungere Roma?

– Sai che non lo so… Mi confondi

– E no! Sei proprio tu! Non ho dubbi.

– No dico, mi confondi nel senso che non saprei scegliere.

Ero orientato su qualcosa di più sobrio…

– Del tipo?

– Non so… un sottomarino?

– Ce l’ho ma senza Marino

– Vabbè che sarà mai! Vada per il sotto… Però…però

Però lo voglio truccato!

Ecco! Raggiungerò Roma a bordo di un sotto truccato. Truccatissimo!

– Complimenti hai fatto un affare!

Nessuno ha capito un diavolo di niente…

Ma hai salvato un Marino.

Valentina Gaglione

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Ti lascio (il malloppo) – Poesia blues

Ti lascio il racconto di mio nonno

che beve acqua tonica

davanti ad un bar di pietra lavica

Ti lascio, ti lascio, ti lascio statica

E una canzone pomeridiana

di quelle senza siesta

cantata da un ragazzo fuori posto

e dal calzino basso

Ti lascio, ti lascio, ti lascio all’osso

E l’evidenza dei complessi

l’estirpazione dalle origini

la noia sulla riva del successo

il fiore smunto che ti vivrà accanto

Ti lascio, ti lascio, ti lascio senza incanto

E l’unghia spezzata della velina

la tv satellitare e mille sogni impolverati

in cantina

si in cantina

Ti lascio, ti lascio, ti lascio in cantina

si in cantina

Ti lascio, ti lascio, ti lascio in cantina

Valentina Gaglione

Tutti i diritti riservati©

Lunatica-mente

morti i milioni di pensieri sulla luna già scolpiti

della luna non si scrive

ma si vive.

Siamo licantropi

Siamo lunatici

stesi dalla vicinanza della luna

ma viviamo la dimenticanza dei palazzi

nell’oscura botte dei supplizi.

La bellezza è nel pensiero

di riscoprire forze in cielo,

la luna e i suoi effetti

su me

su te

sulla bocca che non smette di parlare

sui capelli irsuti come creste d’onda in alto mare

Della luna non si scrive

ma si vive.

Valentina Gaglione

Tutti i diritti riservati©

 

Sullo sfondo accade di tutto

Quadrati.

Spezzoni

e inquadrature stette.

Sullo sfondo accade di tutto,

in primo piano

indifferenza.

Gelati fiocchi

fanno storia

E’la mia storia.

Esco dalla cella.

Oggi.

Ma la gente non lo sa

e ci vuole coraggio.

Cerco un cesso.

Non c’è mai quando lo cerchi,

Uno diverso,

da quello in cui ho vissuto.

Uno in cui possa pisciare

senza chiedere,

o essere ossessivamente

osservato,

sgridato,

umiliato,

offeso.

Uno in cui possa svuotare

la vescica

in santissima pace.

No.

Non piscio per la strada

potrei,

ma no.

Sono uno che ha sbagliato,

ma non piscio per strada.

Scelgo un albero,

lontano

In periferia.

Distante da stupidi occhi.

Poi ti rapisco

obbligo la tua faccia

a fare la carina,

E lo sei,

lo sei troppo

e quando lo scopro

ritorno  piccolo.

Piccolo.

Piccolo.

Fino a non ricordare,

fino a non patire male.

Valentina Gaglione

Tutti i diritti riservati©

Forma in divenire

Arranca il giorno

su sbadigli in dormiveglia

impastati di fumo, notte e diluente

Con pennellate febbrili

riverse come turbine d’imprecazione,

fila la vita attorno alla tela

Si perdono gli arti nell’affondo teso del corpo

senza giudizio

che s’offre (soffre!) in ogni direzione.

Segni neri strisciano 

su parole marce

implose nella stanza.

Potresti spegnere la musica adesso

e non riconoscerei il silenzio

Valentina Gaglione

Tutti i diritti riservati©

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